mercoledì 7 luglio 2010

Adolescenti nel cinema e in Tv

L'attimo fuggente (1989)
“L’adolescenza porta con sé la scoperta dell’ingiustizia, il desiderio dell’indipendenza, lo svezzamento affettivo, le prime curiosità sessuali. Dunque è l’età critica per eccellenza,l’età dei primi conflitti tra la morale assoluta e la morale relativa degli adulti,tra la purezza di cuore e l’impurità della vita. Infine è, dal punto di vista di qualsiasi artista, l’età più interessante da mettere in luce”. E lui, Francois Truffaut, è restato tanto affascinato da questa età del cambiamento al punto da realizzare un lungometraggio che ha sancito la nascita di una nuova corrente cinematografica, la Nouvelle Vague: I quattrocento colpi (1959), è la storia del giovane Antoine Doinel e del suo difficile percorso verso l’età adulta. Figlio di una famiglia che non sa amarlo, Doinel finisce in riformatorio per uno dei piccoli furti compiuti nel tentativo di riempire il senso di vuoto della sua esistenza. La fuga verso il mare che non ha mai visto, resta uno dei finali più intensi della storia del cinema.

Narrazione ed educazione. La situazione di contraddittorietà che segna l’adolescenza, età di mezzo fra il desiderio di emancipazione dalla famiglia e la reale dipendenza da essa, trova da sempre un perfetto mezzo espressivo nel cinema. Dai tempi di Chaplin, Il monello (1921), e di James Dean, Gioventù bruciata (1959),  l’occhio della cinepresa ha indugiato sulla stagione della vita più intensa e affannosa, proiettandone sul grande schermo le storie, i sogni, i dolori e le difficoltà. In questa direzione, il cinema svolge la doppia funzione di rappresentare una narrazione sull’adolescenza e di rivolgersi ai protagonisti stessi dei suoi racconti. Si potrebbe dire che il rapporto fra cinema e adolescenza può essere visto da due angolazioni: l’una, che attiene alla produzione cinematografica che ha per soggetto l’adolescenza; l’altra, che riguarda l’educazione degli adolescenti al cinema.

 Dal primo punto di vista, i lungometraggi centrati sull’adolescenza hanno caratterizzato ogni periodo del cinema. Gli anni Ottanta - senza dimenticare titoli precedenti quali Germania, anno zero (1947) di Roberto Rossellini, Jules e Jim (1962) di Francois Truffaut, American Graffiti (1973) di George Lucas, Cognome e nome: Lacombe Lucine (1973) di Louis Malle, Un mercoledì da leoni (1978) di John Milius -, offrono un interessante panorama di film che hanno per protagonisti degli adolescenti. Peter Weir, regista australiano trasferitosi negli Stati Uniti d’America dopo il successo di Picnic ad Hanging Rock (1975), gira due pellicole significative: Gli anni spezzati (1981), drammatico racconto di due giovani amici che combattono a Gallipoli, durante la Prima Guerra Mondiale, diventando adulti e poi morendo nel mezzo di una guerra di cui non comprendono le regole; e L’attimo fuggente (1989), suggestivo ritratto di una prestigiosa scuola inglese la cui rigida quotidianità è rotta dall’arrivo del nuovo professore di letteratura, interpretato da un superlativo Robin Williams, che libera i suoi ragazzi dall’amido del conformismo attraverso la poesia. Instillando la rivoluzionaria forza della libertà e suggerendo, in fondo, una chiave di lettura per la vita.
Sempre in quegli anni, Francis Ford Coppola realizza il film I ragazzi della 56ª strada (1983): due bande rivali di adolescenti, i greaser e i soc, si combattono sulle strade di Tulsa, Oklahoma. Nel corso di una lite, due greaser uccidono un social, fuggono per non essere catturati dalla polizia rifugiandosi in una chiesa e salvano due bambini da un incendio perdendo la vita. A un anno di distanza, nel 1984, esce Rusty il selvaggio. Ambientato ancora a Tulsa, racconta la storia del sedicenne Rusty e del suo rapporto con il padre, alcolizzato e abbandonato dalla moglie, e il fratello, leader del quartiere che sarà ucciso da un poliziotto nel tentativo di tirare fuori dai guai il giovane Rusty emule delle sue bravate. Due film melanconici e intensi, manifesto di una generazione di giovani costretti a diventare uomini in un contesto familiare e sociale che li interroga da subito sulle questioni della vita. Melanconia che si ritrova in Peggy Sue si è sposata (1986), ancora di Coppola, nel quale la quarantenne Peggy, svenuta dopo essere stata eletta reginetta ad una festa di ex-compagni, rivive i ricordi della sua adolescenza. Altro film cult degli anni Ottanta, passando per il piacevole Breakfast Club (1985) di John Huges, è Stand by me – Ricordo di un’estate (1986) diretto da Rob Reiner. Un’escursione di quattro ragazzi alla ricerca del cadavere di un loro coetaneo scomparso da giorni, si rivela uno splendido affresco sull’adolescenza e diviene escursione interiore sui temi dell’amicizia e della morte. Al ritmo del suond avvolgente di Ben E. King. Tra gli altri lungometraggi da segnalare, I goonies (1985) di Richard Donner e Ritorno al futuro (1985) di Robert Zemeckis sono due godibili e divertenti storie di rocambolesche avventure che hanno per protagonisti degli adolescenti.

Belli, disadattati e pentiti. Alle prese con i problemi di una vita vissuta sulla strada alla ricerca di una madre che non c’è e di una padre ricco ed assente, è il film che inaugura gli anni Novanta: Belli e dannati (1991) regia di Gus Van Sant. Dopo Mala noche (1985) e Drugstore cowboy (1989), Van Sant torna a parlare di adolescenza con un altro film che ha per protagonista un ragazzo povero di Boston: Will Hunting, Genio Ribelle (1997), storia di un genio matematico che, nel disperato sforzo di liberarsi da un’infanzia di violenze e abbandono, grazie all’aiuto di uno psicologo riesce a trovare la sua strada nella vita. Ancora Van Sant, firma la regia di un film che disorienta, Gerry (2002) protagonisti due giovani amici che si perdono durante un viaggio in auto, e uno di denuncia sulla società e i giovani di oggi, Elephant (2003). Del 1998 è un altro interessante lungometraggio, Buffalo ’66 dell’esordiente Vincent Gallo, che narra la storia del disadattato Billy Brown, uscito di carcere dopo aver scontato una pena ingiusta con l’unico scopo di vendicarsi del torto subito. L’amore e il perdono saranno gli elementi indispensabili per lasciare alle spalle un’infanzia difficile. Sempre del 1998 è American History X, di Tony Kaye, film di formazione nel quale il giovane Derek, dopo tre anni di carcere per un omicidio a sfondo razziale, torna in libertà profondamente cambiato. Dovrà fare i conti con il fratello e il gruppo dei pari, in un finale assurdo e senza speranza. Una menziona a parte, è riservata ad Arizona Dream (1993) di Emir Kusturica: il sogno americano di un giovane in viaggio attraverso l’America per fare visita ad un zio, è il pretesto per narrare il complesso mondo interiore in un film onirico e sussultorio. Complesso mondo interiore che governa l’adolescente protagonista di Donnie Darko (2001), sorta di anti-eroe romantico che vive tutti i conflitti interiori, le solitudini e le difficoltà di comunicare con gli adulti tipiche dell’età di passaggio. Un cult movie delle nuove generazioni, che spalanca le porte dell’interpretazione e offre molteplici spunti di riflessione. Dalla Corea, invece, giunge un film dai toni rarefatti e dalla fotografia suggestiva: Primavera, estate, autunno, inverno…e ancora primavera (2003) di Kim Ki Duk, un coinvolgente percorso che, attraverso le varie età della vita, compie il cammino dell’esistenza mostrandone la ciclicità e la carica di passione. Atmosfera unica, per un film che vuole essere riuscita parabola della vita. Infine, una ricca produzione cinematografica è anche quella di carattere comico e parodistico – come American Pie (1999), Scary Movie (2000) e gli innumerevoli sequel – e quella diretta ad un target specifico adolescenziale, è il caso della saga di Harry Potter  il cui primo film è uscito nel 2001.

A lezione di cinema. Come si vede dalla rapida carrellata dei titoli proposti, il cinema è poderosa memoria collettiva di esperienze che possono stimolare la riflessione e il dialogo. Per fare ciò, tuttavia, è necessario conoscere il linguaggio cinematografico ed essere in grado di interpretarne i codici. In particolare i giovani, come detto in precedenza, devono essere educati alla lettura dei prodotti cinematografici. Una iniziativa interessante che si muove in questa direzione è “Il maestro & Biancaneve”, proposta dall’associazione CGS (Cinecircoli Giovanili Socioculturali). Analizzando otto famosi cartoon della Walt Disney, da Biancaneve e i sette nani (1937) a Alla ricerca di Nemo (2003), si parte dall’idea di fondo di “lavorare sul cartoon come su un ‘vero’ film, guidando gli spettatori (anche i più piccoli), in un percorso analitico di ‘dissezione’ dei vari livelli di lettura e riassemblaggio per un’interpretazione unitaria dell’opera”, come spiegano gli autori Fabio Sandroni e Nadia Ciambrignoni. Attraverso schemi di analisi specifici, il percorso è indirizzato a diverse fasce d’età - scuola d’infanzia, elementare, media inferiore e superiore – e ha l’obiettivo di fornire gli strumenti utili per migliorare la propria capacità di analisi dei prodotti cinematografici. Altra iniziativa è quella concepita dall’assessorato alla Cultura della Provincia di Trento: “Primo Tempo”, una serie di percorsi cinematografici rivolti agli adolescenti che frequentano la scuola media superiore con l’intento di “portare il cinema a scuola non come momento a se stante, o riempitivo, ma come testo parallelo inserito nella programmazione disciplinare e interdisciplinare”, sottolineano gli autori Laura Grimoldi, Germana Bertamini e Cecilia Salizzoni.

Allo specchio della Tv. Sul versante della fiction e della programmazione televisiva, il piccolo schermo vanta un’abbondante quantità di serie che hanno per protagonisti degli adolescenti. Stando ai dati forniti dall’ultimo Rapporto dell’Osservatorio sulla Fiction italiana, “la produzione (e, correlativamente, l’offerta) di fiction domestica attraversa oggi una fase di crescita che posiziona l’industria televisiva italiana – non per volume di prodotto, ancora nettamente inferiore, ma per ascendente direzione di sviluppo – nello stesso campo delle industrie tedesca e britannica, leader europee”. Per la stagione 2004/2005, le reti Rai e Mediaset hanno programmato un totale di 696 ore di fiction italiana. Tra quelle più seguite che presentano la figura dell’adolescente, sorta di Giano bifronte con i piedi nel mondo dell’infanzia e lo sguardo rivolto all’età adulta, Grandi domani (2005) è una serie che racconta le vicende di un gruppo di allievi della scuola delle Arti e dello Spettacolo alle prese con i problemi della crescita. Il successo, cliché della società capitalistica, è l’obiettivo dei giovani ma nessuno di essi sembra poi così intenzionato a lottare per il proprio futuro. Evidente l’ispirazione a serie come Fame – Saranno Famosi e I ragazzi del muretto. Altra serie tv che affronta il tema dell’adolescenza è Padri e figli (2005): genitori e figli adolescenti si confrontano con le difficoltà quotidiane, ma la sceneggiatura manca di mordente e il facile svolgimento narrativo delude le attese. Di recente messa in onda è, poi, la fiction I Cesaroni (2006) nata da un format spagnolo. Gli episodi ci mostrano la quotidianità di una famiglia allargata in cui i due coniugi, dopo essere stati fidanzati da giovani, si ritrovano e si sposano portando ognuno i loro figli. La leggerezza con cui le problematiche vengono affrontate, e in particolare l’happy ending così comune a tutta la fiction italiana, rendono I Cesaroni un prodotto mediatico alla portata di tutti. L’adolescente viene mostrato all’interno della sua rete di amicizie costituita prevalentemente all’interno della scuola, e i conflitti sullo schermo sono quasi esclusivamente di tipo sentimentale. Nulla di più, per una fiction che rilassa ma non diverte.
D’Oltreoceano giungono, invece, le serie tv più seguite. Con un interesse all’adolescenza sin dai tempi di Happy Days (1974-1984), le cui puntate vengono trasmesse ancora oggi, la fiction statunitense ha sfornato serie divenute celebri anche all’estero. Tra le altre, Beverly Hills 90210 (1990-2000), che ha per protagonisti ragazzi dell’alta borghesia del quartiere di Los Angeles, modello per un’intera generazione di adolescenti che ha generato il poco seguito spin-off Merlose Place (1992-1999); Dawson’s Creek (1998-2003), storia del sedicenne Dawson e dei suoi amici che offre un’interessante visione trasversale dei giovani; The O.C. (2003), che segue le linee tracciate dalle precedenti narrando la vita di un adolescente adottato da una ricca famiglia. La caratterizzazione dei personaggi in “tipi” e la molteplicità di situazioni che i protagonisti delle fiction si trovano ad affrontare, rende questo genere molto seguito ed apprezzato dagli adolescenti. In una sorta di visione allo specchio, la fiction è soprattutto un momento di svago nel quale ci si ritrova a confrontarsi con problemi e incertezze tipiche dell’adolescenza. Quel che va in scena, dagli amori impossibili all’incomunicabilità con gli adulti, ha riguardato o riguarda da vicino l’esperienza di vita di ciascuno di noi. Che forse, nella finzione televisiva, tenta di chiudere il cerchio di ciò che ha lasciato incompiuto.

Pubblicato in: Rogate Ergo n. 3 - Marzo 2007

Nessun commento:

Posta un commento