mercoledì 3 marzo 2010

Don Camillo e Peppone. Il mondo di Guareschi

Don Camillo e l’Onorevole Peppone (1955)
"Noi vogliamo raccontarvi un’altra favola vera, un’altra delle storie che il grande fiume raccoglie sulle rive della Bassa e porta al mare come foglie morte". Inizia così Don Camillo e l’Onorevole Peppone (1955), con la voce narrante di Emilio Cigoli ad accompagnare lo spettatore nella visione di questo terzo episodio della saga che vede il sindaco comunista di Brescello impegnato nella scalata politica che lo dovrebbe condurre fino allo scranno parlamentare. Ma dopo aver sostenuto l’esame di quinta elementare necessario alla candidatura, Peppone si invaghisce di una compagna inviata dal partito per aiutarlo nelle faccende politiche. 
Soltanto grazie all’aiuto di don Camillo, in seguito a numerose e divertenti vicende, riuscirà a salvare il matrimonio e ottenuto l’incarico a Roma sceglierà di rinunciarvi per restare nel paese con la sua gente.

Figli del popolo animati da un desiderio di giustizia e fede genuina, don Camillo e Peppone germogliano dalla fantasia di Giovannino Guareschi, umorista e scrittore di cui quest’anno ricorre il centenario. Padre commerciante e madre maestra, Guareschi nasce a Roccabianca il primo maggio del 1908. Fin dagli anni '30 lavora come illustratore per il quindicinale umoristico "Il Bertoldo" per poi fondare, dopo la Seconda Guerra Mondiale, il settimanale del sabato "Il Candido" sul quale pubblica, l’antivigilia del Natale del 1946, il primo dei 347 racconti che comporranno la raccolta del Mondo piccolo. Come le figure di contadini e braccianti del piccolo paese di provincia che fa da sfondo alle vicende narrate così i due protagonisti creati da Guareschi rappresentano un’Italia vera e semplice, attenta alla dimensione dell’uomo e sollecita nel rispetto del prossimo. Don Camillo e Peppone, tanto opposti nelle ideologie quanto vicini nel sentimento di comune impegno per i loro compaesani, non dimenticano mai di guardare all’uomo e di incontrare la gente sentendosi parte di essa.

Per don Camillo il tema dell’ascolto e del dialogo è elemento centrale che si dipana per più strade: quella della conversazione quotidiana con il crocefisso posto sull’altare dal quale Gesù parla al parroco, godibile invenzione letteraria; ma anche quella della comunicazione aperta e partecipe con le persone che il parroco incontra sul suo cammino. Non ci sono sentimenti di odio nei personaggi che abitano il Mondo piccolo di Guareschi e sebbene i due amici-nemici si trovino spesso ai ferri corti la risoluzione pacifica e distensiva è sempre dietro la porta, come ci ricorda la voce narrante alla fine di Don Camillo e l’Onorevole Peppone: "Eccoli, è ricominciata l'eterna gara nella quale ognuno dei due vuole disperatamente arrivare primo. Però se uno si attarda, l’altro aspetta. La strada è la stessa, pur se don Camillo marcia a destra e Peppone a sinistra, e assieme continueranno il loro viaggio: che Dio li accompagni".

Tra le diverse opere pubblicate, da "La scoperta di Milano" del 1941 al volume postumo "Chi sogna nuovi gerani?" nel 1993, la saga di don Camillo e Peppone è raccolta in undici libri molti dei quali editi dopo la morte di Guareschi. La notorietà della coppia, già apprezzata fin dalle primi racconti apparsi sulle riviste dell’epoca, è però consacrata dalla trasposizione cinematografica quando, nel 1952, il produttore Peppino Amato affida al regista francese Julien Duvivier il compito di dirigere Don Camillo, prima pellicola tratta dal romanzo "Mondo piccolo: Don Camillo". Ad interpretare i protagonisti sono Fernandel e Gino Cervi, due volti che rimarranno per sempre impressi nell’immaginario collettivo nei panni di don Camillo e Peppone. Il primo film della serie, che conterà sei lungometraggi di cui l’ultimo interrotto per la morte di Fernandel e poi completato soltanto alcuni anni più tardi, mostra don Camillo impegnato nella costruzione di un oratorio mentre Peppone è alle prese con l’edificazione della Casa del Popolo. Dopo diversi scontri e spassosi litigi, una chiassosa rissa generale conclude il film con don Camillo spedito a fare il parroco in un paesino di montagna e Peppone, la giunta comunale e la banda del paese alla stazione per salutarlo. Nel 1953 esce la seconda pellicola, Il ritorno di don Camillo, tratta dalla stessa raccolta di racconti del precedente: il successo al botteghino è assicurato, soltanto di poco inferiore al capitolo inaugurale. Don Camillo è ancora parroco del paesino di montagna dove era stato spedito dal vescovo per punizione. Ma a Brescello la sua mancanza è avvertita da tutti, soprattutto da Peppone che non riesce a far fronte ai tanti problemi per via dell’indolenza del giovane prete inviato al posto di don Camillo. Ben presto il sanguigno parroco tornerà al paese e insieme al sindaco aiuterà la gente in occasione dell’inondazione del Po.

A distanza di sei anni dal terzo episodio diretto da Carmine Gallone, Don Camillo e l’Onorevole Peppone, viene realizzato Don Camillo monsignore…ma non troppo. Questa volta ci si trova alle prese con Peppone eletto senatore a Roma e don Camillo nominato monsignore. I due sono stati allontanati dal paese per non combinare altri guai e portare scompiglio nella popolazione. Ma il loro soggiorno romano dura ben poco: di ritorno a Brescello con scuse improvvisate, ritrovano le vecchie abitudini di litigi e zuffe per la costruzione di una Casa del Popolo che esigerebbe l’abbattimento di una vecchia cappella votiva. Fino al momento conclusivo, con i due costretti a dividersi nuovamente per tornare ai loro incarichi. Il 1965 è l’anno in cui vede la luce il quinto episodio, diretto ora da Luigi Comencini: Il compagno don Camillo. Peppone e i membri del partito decidono di partire alla volta di una cittadina russa con la quale il loro paese si sta gemellando. Don Camillo, travestito di tutto punto, si unisce al gruppo e una volta giunto in Russia è costretto a nascondersi dal sindaco locale comunista intransigente. Tornato a casa, don Camillo viene scelto dal vescovo per accompagnare una comitiva di religiosi negli Stati Uniti d’America e Peppone, baffi tagliati e documenti falsi, prende il volo insieme a loro.
Con Il compagno don Camillo si concludono le pellicole che hanno per protagonisti Gino Cervi e Fernandel, morto di lì a qualche anno dopo una malattia che aveva interrotto le riprese del sesto lungometraggio, Don Camillo e i giovani d’oggi, che verrà rifatto nel 1972 da Mario Camerini riscuotendo un’accoglienza tiepida da parte del pubblico che mal digerisce i nuovi attori. Poi, nel 1983, Terence Hill firma il remake di Don Camillo attualizzando temi e protagonisti agli anni '80. Ne esce una pellicola che ha ormai poco a che fare con le invenzioni creative partorite dalla mente di Guareschi, capaci invece di raccontare l’Italia sincera e profonda del dopoguerra attraverso gli occhi di due figure ormai scolpite nel patrimonio culturale nazionale: monsignor don Camillo e l’onorevole Peppone.

Pubblicato in: Rogate Ergo n. 11 - Novembre 2008

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