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Proteste contro la disoccupazione |
I dati dell'Istat mostrano che i giovani sono una delle categorie più colpite… "È impressionante la cifra della disoccupazione giovanile. Se la si confronta con altri dati europei si vede come la situazione dell'Italia, da questo lato, sia pesante. Veniamo da un periodo molto lungo di riforme delle politiche del lavoro e, quindi, credo si debbano collegare le scelte fatte in questi anni con un dato tanto negativo. Soprattutto mi sembra che questi giovani siano sempre più difficili da rappresentare da un punto di vista politico, sindacale e, in parte, associativo. Recentemente il professor Pier Luigi Celli, direttore generale della Luiss, ha scritto una lettera molto commentata nella quale invitava il figlio a lasciare l'Italia: probabilmente sono le generazioni precedenti che dovrebbero lasciare il Paese".
Quali sono le difficoltà di accesso al mercato del lavoro? "Dai dati emerge una difformità significativa in base alle Regioni e alle categorie rappresentate.Le donne italiane e gli immigrati hanno un tasso di disoccupazione al di sopra degli uomini, anche per area geografica. Questo significa che in Italia ancora ci sono alcune latenti discriminazioni. Il Mezzogiorno, poi, non è ben descritto dai numeri dell'Istat e un movimento come il Mlac, molto presente nel Sud, può testimoniare che tanti giovani vivono sindromi di sfiducia tali che li spingono a non cercare nemmeno più lavoro e, quindi, non sono valutabili all'interno della rilevazione".
Che misure si possono adottare per incentivare l'occupazione? "Nella mia esperienza molti lavoratori che perdono il posto di lavoro, con o senza ammortizzatori sociali, quando provano a reinserirsi trovano un mercato ancora più fragile di quello da cui sono usciti. Questo significa che sono necessarie misure sistemiche perché il deperimento non è valutabile soltanto attraverso dati quantitativi ma chiama in causa la struttura stessa del mercato del lavoro che, con le iniziative prese in questi ultimi anni, non è cresciuta dal punto di vista dell'occupabilità. Nessuno chiede di tornare al contratto a tempo indeterminato, mito di una generazione, ma almeno delle forme d'incentivazione all'occupabilità vanno attuate".
Quali sono i passi per uscire dalla crisi? "È fondamentale evitare in tutti i modi di uscire da questa crisi con le stesse misure con le quali siamo entrati. Deve essere un'opportunità di rinnovamento che, per il momento, risulta non colta. Anche se gli ammortizzatori sociali possono aiutare tante persone a passare il Natale, non sono una soluzione definitiva. Se non uscissimo da questa recessione con una verifica oggettiva delle misure sinora adottate e una riforma degli ammortizzatori sociali in termini di protezioni attive, temo che la crisi rimarrà tale e ci si abituerà ad essa invece di impegnarsi per superarla".
Pubblicato in: Sir Italia n.87 del 18 dicembre 2009
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