mercoledì 7 settembre 2011

Custodi della bellezza. Chiesa e artisti

Cappella Sistina
"Bisogna ristabilire l'amicizia tra la Chiesa e gli artisti" perché "se Noi mancassimo del vostro ausilio, il ministero diventerebbe balbettante ed incerto e avrebbe bisogno di fare uno sforzo, diremmo, di diventare esso stesso artistico, anzi di diventare profetico", mentre "per assurgere alla forza della espressione lirica della bellezza intuitiva, avrebbe bisogno di far coincidere il sacerdozio con l'arte". Nel giorno della solennità dell'Ascensione (7 maggio 1964), Paolo VI celebra la messa per gli artisti nella Cappella Sistina e ricorda loro che "fra sacerdote e artista c'è una simpatia profonda e una capacità d'intesa meravigliosa". In occasione del 45° anniversario dell'omelia di papa Montini e a dieci anni dalla Lettera di Giovanni Paolo II agli artisti (4 aprile 1999), giovedì 10 settembre è stato presentato in Vaticano l'incontro di Benedetto XVI con gli artisti che avrà luogo il prossimo 21 novembre.

Tesori del cielo. Nel ricordare che "l'arte dovrebbe essere intuizione, dovrebbe essere facilità, dovrebbe essere felicità", Paolo VI sottolinea che gli artisti hanno "anche questa prerogativa, nell'atto stesso che rendete accessibile e comprensibile il mondo dello spirito: di conservare a tale mondo la sua ineffabilità, il senso della sua trascendenza, il suo alone di mistero, questa necessità di raggiungerlo nella facilità e nello sforzo allo stesso tempo". Inoltre, prosegue il Pontefice, "il Nostro ministero è quello di predicare e di rendere accessibile e comprensibile, anzi commovente, il mondo dello spirito, dell'invisibile, dell'ineffabile, di Dio" e "in questa operazione, che travasa il mondo invisibile in formule accessibili, intelligibili, voi siete maestri" perché "il vostro mestiere, la vostra missione; e la vostra arte è proprio quella di carpire dal cielo dello spirito i suoi tesori e rivestirli di parola, di colori, di forme, di accessibilità". Paolo VI insiste sulla necessità di "ritornare alleati": "Noi dobbiamo domandare a voi tutte le possibilità che il Signore vi ha donato, e, quindi, nell'ambito della funzionalità e della finalità, che affratellano l'arte al culto di Dio, noi dobbiamo lasciare alle vostre voci il canto libero e potente, di cui siete capaci.

E voi - spiega il Papa - dovete essere così bravi da interpretare ciò che dovrete esprimere, da venire ad attingere da noi il motivo, il tema, e qualche volta, più del tema, quel fluido segreto che si chiama l'ispirazione, che si chiama la grazia, che si chiama il carisma dell'arte". Ancora l'8 dicembre 1965, in chiusura del Concilio Vaticano II, Paolo VI indirizza un messaggio agli artisti "custodi della bellezza nel mondo": "Questo mondo nel quale viviamo ha bisogno di bellezza per non sprofondare nella disperazione" e "la bellezza, come la verità, è ciò che infonde gioia al cuore degli uomini, è quel frutto prezioso che resiste al logorio del tempo, che unisce le generazioni e le fa comunicare nell'ammirazione".

Oceano di bellezza. È un'artista a "immagine di Dio Creatore" quello a cui si rivolge Giovanni Paolo II, nella Lettera del 4 aprile 1999. Il Pontefice evidenzia come nessuno meglio degli artisti, "geniali costruttori di bellezza", possa intuire "qualcosa del pathos con cui Dio, all'alba della creazione, guardò all'opera delle sue mani": "Una vibrazione di quel sentimento si è infinite volte riflessa negli sguardi con cui voi, come gli artisti di ogni tempo, avvinti dallo stupore per il potere arcano dei suoni e delle parole, dei colori e delle forme, avete ammirato l'opera del vostro estro, avvertendovi quasi l'eco di quel mistero della creazione a cui Dio, solo creatore di tutte le cose, ha voluto in qualche modo associarvi". Un elemento centrale della riflessione del Papa, in continuità con le parole di Paolo VI, è il tema della bellezza con cui l'artista vive una "peculiare relazione" e "in un senso molto vero si può dire che la bellezza è la vocazione a lui rivolta dal Creatore col dono del talento artistico". Ma gli artisti svolgono un ruolo necessario anche all'interno della società, poiché rendono "un servizio sociale qualificato a vantaggio del bene comune", e stringono un legame con il "profondo dell'animo umano" perché "ogni autentica intuizione artistica va oltre ciò che percepiscono i sensi e, penetrando la realtà, si sforza di interpretarne il mistero nascosto" nel luogo ove "l'aspirazione a dare un senso alla propria vita si accompagna alla percezione fugace della bellezza e della misteriosa unità delle cose". In tal senso la Chiesa ha continuato nel tempo a "nutrire un grande apprezzamento per il valore dell'arte come tale", nonostante si sia creato a volte "un certo distacco tra il mondo dell'arte e quello della fede, almeno nel senso di un diminuito interesse di molti artisti per i temi religiosi". Ciascuna vera ispirazione artistica, conclude Giovanni Paolo II, racchiude in sé "qualche fremito di quel «soffio» con cui lo Spirito creatore pervadeva sin dall'inizio l'opera della creazione" e, per questo, "i vostri molteplici sentieri, artisti del mondo, possano condurre tutti a quell'Oceano infinito di bellezza dove lo stupore si fa ammirazione, ebbrezza, indicibile gioia".

Pubblicato in: Sir Italia n.60 del 11 settembre 2009

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